Presentato al circolo di Purello il libro “1944- violenze e stragi nazifasciste nell’eugubino-gualdese” di Giancarlo Pellegrini.
L’Ora et Labora Aps di Fossato di Vico, in collaborazione con i circoli ACLI dell’eugubino gualdese, ha organizzato una nuova interessante iniziativa culturale presso il Circolo Acli di Purello nel pomeriggio di sabato 9 Novembre presentando il libro di Giancarlo Pellegrini “1944 - violenze e stragi nazifasciste nell’eugubino-gualdese”. All’incontro, moderato da Riccardo Serroni, direttore del mensile “Il Nuovo Serrasanta”, erano presenti l’autore prof. Giancarlo Pellegrini, il prof. Sante Pirrami, docente della scuola secondaria di primo grado, e numerosi intervenuti, tra i quali l’ex sindaco di Fossato di Vico Virgilio Lispi.
La scelta del Circolo di Purello non è stata casuale. Fu proprio a Borghetto di Purello, infatti, che il 4 Luglio del 1944, una pattuglia di Tedeschi provenienti in rastrellamento dalle Marche, uccise tre uomini inermi seduti tranquillamente in terra (Galassi G.Battista, Mariucci Pietro e Piccioni Antonio). Sul luogo dell’eccidio furono i famigliari, in prima istanza, a porre un cippo a memoria futura. Virgilio Lispi ha ricordato che fu poi l’amministrazione da lui guidata, 40 anni fa, a far si che anche l’amministrazione pubblica prendesse coscienza del fatto tragico ed integrasse la lapide dei famigliari con un monumento più adeguato.
Il libro del prof. Giancarlo Pellegrini è una pubblicazione accurata, completa ed utilissima. L’autore, già professore ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università di Perugia e redattore della rivista internazionale “Il pensiero politico” ed autore di molte pubblicazioni, aveva già pubblicato il libro “Una strage archiviata, Gubbio 22 giugno 1944” con Luciana Brunelli. Ha poi collaborato alla realizzazione dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste (visitabile on line) elaborando le schede delle uccisioni e delle stragi avvenute tra marzo e luglio del 1944 nei comuni della fascia appenninica da Scheggia e Pascelupo a Costacciaro, Sigillo, Fossato di Vico, Gualdo Tadino e Gubbio.
In questo volume, edito da EFG nel giugno di quest’anno, e nato all’interno dell’Associazione Famiglie Quaranta Martiri, ha riportato tutte le schede pubblicate sull’Atlante corredandole con l’approfondimento storico inquadrato sotto diversi punti di vista. E nel corso del dibattito, sollecitato anche da diversi interventi del pubblico, ha sottolineato diversi aspetti.
Nel capitolo 1 “Il problema storico dell’uccisione di civili da parte dei nazifascisti” si occupa della ricerca dei responsabili degli eccidi e di come, in buona sostanza, quasi tutti evitarono di pagare gli atti atroci che commisero pur in presenza di condanne:”Il fatto è che queste condanne furono emesse quando ormai il clima internazionale della guerra fredda proiettava la sua ombra sulle scelte, non solo politiche, dei governi occidentali”.
Nel capitolo 2 “Gli avvenimenti nell’Eugubino e nei Comuni della dorsale appenninica” e nel capitolo IV “L’antifascismo nella zona di Gualdo Tadino”, leggiamo l’inquadramento storico e la narrazione degli eventi che determinarono i rastrellamenti e gli eccidi riportati dettagliatamente nelle schede dalle quali si deduce che i nazifascisti giustificavano tutte le loro malefatte inquadrando gli uccisi nelle milizie partigiane anche quando si trattava di civili colpevoli di nulla.
Di stretta attualità sono, poi, le conclusioni del prof. Pellegrini, dettate anche dalle riflessioni sulle guerre in atto, le più clamorose in Ucraina e nel medi oriente: “Anche la conoscenza più approfondita della storia culturale e sociale dei popoli aiuta a far comprendere che la soluzione dei problemi non può avvenire con l’intervento militare, ma solo con quello politico”. Ad esempio cita la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Nella Prima Guerra Mondiale, se fosse restata neutrale, l’Italia avrebbe ottenuto dall’Austria ciò che sostanzialmente ci è stato poi concesso alla fine della Guerra. Ed anche nella Seconda Guerra Mondiale Mussolini decise di entrarci, pur avendo buoni rapporti con Francia e Gran Bretagna e pur sapendo di avere un esercito non preparato, perché convinto che il conflitto sarebbe finito presto a favore di Hitler e perché “gli servivano qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace” per spartirsi il bottino di guerra con Hitler.
Nelle sue conclusioni, il prof. Pellegrini contesta, poi, anche chi ancora si ostina a sostenere che l’armistizio dell’8 Settembre del 1943 fu un tradimento dell’Italia nei confronti della Germania. Al di là di come venne poi gestito, fu un atto di responsabilità per iniziare il cammino verso un “nuovo ordine internazionale libero e democratico” basato su “principi concordati e inseriti nel testo della cosiddetta Carta atlantica , stesa nell’agosto del 941” in cui si affermavano i principi di “sovranità popolare ed autodeterminazione dei popoli, diritto di accesso al libero commercio e alle materie prime, la rinuncia alla forza nelle relazioni fra Stati…”.” Entro questa cornice di ideali nasceva la Resistenza”.
Queste nozioni elementari di democrazia le conoscono i giovani? La domanda non è retorica perché nelle scuole si parla ancora poco di quello che accadde veramente nel periodo fascista in Italia. Ma ci sono comunque esempi virtuosi anche in questa direzione. Il prof. Sante Pirrami ha ricordato una sua esperienza diretta con il coinvolgimento nelle scuola di un protagonista dell’epoca che produsse una documentazione non ancora resa pubblica ma che presto, grazie all’Acli “Ora et Labora” potrebbe essere presto data alle stampe. Una conoscenza nelle scuole, ha puntualizzato Riccardo Serroni, che non deve limitarsi alle vicende terribili della guerra e dell’occupazione tedesca, ma a far conoscere ciò che è stato il Fascismo che è nato con la violenza e con la violenza ha governato provocando la morte o l’incarcerazione dei suoi principali oppositori da Giacomo Matteotti a Piero Gobetti, don Giovanni Minzoni e così via, seminando il terrore con le purghe ad olio di ricino e le bastonate per chi si permetteva di criticare il regime, con la messa furilegge dei partiti e dei sindacati, con la sottomissione di tutta la stampa libera, con le leggi razziali e via dicendo.
La chiusura emblematica l’ha fatta don Raniero Menghini : “Tutti i totalitarismi sono nemici del popolo”.