Edicole e Madonnine sacre a Fossato di Vico il libro di Stacchiotti e Giombetti presentato nella chiesa di Palazzolo
Domenica 8 settembre, in una chiesa della “Natività di Maria” di Palazzolo di Fossato di Vico gremita, è stato presentato il libro: “Edicole e Madonnine sacre a Fossato di Vico”. Il nuovo volume targato circolo Ora et Labora Aps, è stato realizzato con il sostegno della Fondazione Perugia ed il patrocinio gratuito del comune di Fossato di Vico. L’opera è stata curata nella parte descrittiva da William Stacchiotti e nella parte fotografica da Gabriele Giombetti. Il pomeriggio si è aperto con i saluti del parroco don Raniero Menghini, del vicesindaco di Fossato di Vico Fabrizio Paciotti e della vicepresidente provinciale delle Acli Marta Ginettelli. A seguire, il direttore generale della Fondazione Perugia Fabrizio Stazi, ha sottolineato quanto siano importanti iniziative di questo genere per le comunità e l’attenzione che da sempre la Fondazione ha dimostrato verso il circolo Acli Ora et Labora che nel corso degli anni ha saputo proporre attività interessanti con ricadute sociali, culturali e solidaristiche verso gli abitanti del proprio territorio. Dopo la proiezione di un video davvero molto attinente al tema della giornata di Don Camillo e Peppone, l’autore William Stacchiotti è intervenuto spiegando l’idea alla base della pubblicazione, i passaggi che hanno portato alla realizzazione ed i contributi che sono arrivati da testimonianze dirette, racconti e dalle preziose conoscenze dei due storici dell’arte locali Mario Boldrini e Roberto Belardi. Ha ringraziato il suo compagno di viaggio Gabriele Giombetti che lo ha accompagnato in questo percorso lungo circa sette mesi, curando le fotografie, ma dando anche utili spunti e contribuendo alla ricerca delle fonti. Il giornalista fossatano ha ricordato quanto questa forma di religiosità popolare, spontanea, si intrecci inevitabilmente con la storia della comunità. Ogni edicola porta con sé aneddoti, storie, racconti, che contribuiscono a formare, seppur da un’angolazione particolare, la memoria di un territorio. L’auspicio è che il libro diventi una piccola memoria, in questo tempo in cui tutto scorre velocemente, è fluido e sfuggente, fissare e mettere per iscritto può servire a non disperdere un patrimonio storico, artistico e paesaggistico caratteristico di un luogo. Stacchiotti ha chiuso il suo intervento augurandosi che qualche istituzione, ente, azienda, o singoli cittadini, possano adoperarsi, in un futuro immediato, per salvaguardare e prendersi cura, in particolare di quelle opere che hanno un valore artistico significativo e che, senza un’adeguata manutenzione, finirebbero per deteriorarsi completamente. Il secondo intervento di giornata è stato di Gabriele Giombetti che ha toccato alcuni aspetti più tecnici del lavoro che ha portato al testo finale. Ha spiegato nei dettagli le fonti utilizzate nella ricerca a partire dalla rete, all’uso di libri, fino alle testimonianze dirette che hanno permesso di conoscere particolari interessanti e determinanti per ricostruire alcune storie dietro alla costruzione delle edicole. Ha spiegato come, attraverso ritocchi fotografici e di contrasto con colori e luminosità, si siano potute rielaborare le scritte delle lapidi fino ad arrivare a conoscerne l’esatto significato. Giombetti ha ringraziato il circolo Ora et Labora per averlo coinvolto in questa iniziativa che lo ha gratificato permettendogli di conoscere tante storie e curiosità del nostro paese. Nel futuro l’augurio è che attraverso iniziative come: “Adotta un’edicola”, si possa giungere a mettere in sicurezza e restaurare almeno quelle opere che hanno un valore storico-artistico di rilievo, sarebbe un’ulteriore passo, dopo la pubblicazione del libro, verso una definitiva rinascita di queste edicole e “madonnine”. La giornata si è conclusa con la relazione del prof. Mario Tosti che inizialmente ha trattato di aspetti relativi al concetto di: “devozione popolare” e poi, in generale, delle motivazioni politiche e delle dinamiche religiose che hanno favorito la disseminazione di immagini sacre nel territorio. Fu a partire dalla fine degli anni Cinquanta, a cominciare dalla Francia, che l’analisi delle idee, la descrizione delle pratiche religiose, della pietà, della letteratura religiosa, impresse una svolta che divenne evidente alla fine degli anni Settanta, con la Storia vissuta del popolo cristiano, sotto la direzione di Jean Delumeau. Si allargò, allora, il concetto stesso di storiografia ecclesiastica: una nuova storia della chiesa, che concentrava l’interesse meno sui grandi personaggi, sui dogmi, sulle istituzioni, sui santi canonizzati, sui teologi ufficiali e più sullo spazio che avevano vissuto e vivevano i cristiani che tutti i giorni praticavano. L’attenzione si era spostata dall’azione delle élites, alla vita quotidiana dei semplici fedeli. Venendo alla ricerca di William Stacchiotti e Gabriele Giombetti, ha sottolineato il professore, si può verificare che delle 26 edicole o semplici “madonnine”, censite, la quasi totalità è stata realizzata fra il 1954 ed il 1955 ed il motivo è probabilmente riconducibile, secondo gli autori, al fatto che Papa Pio XII promulgò, proprio nel 1954, il primo Anno Mariano della storia in occasione del centenario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione. Non trascurerei tuttavia altri elementi quali i confini parrocchiali, la rete stradale locale e i crocevia, senza dimenticare che gli anni Cinquanta sono anni difficili per la chiesa italiana e umbra in particolare, sottoposta all’attacco dell’ideologia comunista e ciò portava le gerarchie a utilizzare tutti i mezzi per stimolare devozioni e pratiche religiose fra il popolo che rischiavano di scomparire. La devozione alla Vergine, invocata con varie denominazioni, è l’aspetto più rilevante della religione popolare. Fu nel culto della Madonna, stimolato anche in funzione antiprotestante, che si concentrò la ricerca di protezione e miracoli e i santuari mariani, basta ricordare Loreto, le edicole mariane, divennero un’arma importante nella catechizzazione. Si diffonde lentamente nella cultura ecclesiastica l’idea che i valori religiosi ed etici sono salvati dal popolo ed è, di conseguenza, “la donna del popolo che deve riportare alla fede una società sovvertita dai Lumi e dalla Rivoluzione”. La salvezza non può venire che dall’elemento femminile, da qui per esempio la presenza delle edicole dedicate alla Sacra famiglia, ma anche delle numerose immagini della Madonna col Bambino. Come negli altri campi della cultura e della tradizione popolare, anche per la devozione, la pietà popolare, la seconda metà del ventesimo secolo ha rappresentato una frattura irreversibile; processioni, pellegrinaggi, feste patronali, immagine venerate, e tante altre devozioni, comprese quelle a Maria e ai santi, sono state improvvisamente marchiate come superstizioni o addirittura residui pagani. Del resto, anche la Chiesa del Vaticano II, non aveva mostrato grande entusiasmo verso la religiosità popolare. Nella Chiesa italiana degli anni Settanta e Ottanta del Novecento l’impegno maggiore dei quadri ecclesiastici è quello di favorire la ricezione del Concilio e la “religiosità popolare” restò un po’ in ombra nella vita pastorale. Alcuni studiosi sono persino giunti a scrivere che nella Chiesa postconciliare si incontrano due realtà e due concetti del cattolicesimo contemporaneo: il popolo di Dio del Vaticano II e il popolo della religione popolare; una contrapposizione, cioè, tra una religione elitaria dei cattolici conciliari e una religione di popolo. Un’antitesi artificiosa poiché se è vero che negli anni successivi al Concilio si assiste allo sviluppo della religione dei militanti, con la crescita di movimenti e organizzazioni. Il professor Tosti ha concluso il suo brillante intervento facendo un plauso all’iniziativa del circolo Ora et Labora che offre, non solo un contributo alla più puntuale conoscenza di aspetti poco conosciuti del territorio fossatano, ma più in generale, rispondendo perfettamente agli scopi dell’associazione, offre alla cittadinanza una fonte significativa per promuovere l’elevazione personale e la mutua comprensione. Un contributo cioè a rinnovare quelle condizioni spirituali per cui santuari, edicole votive, non sono “di parte”, ma appartengono a tutte le donne e gli uomini della comunità, rappresentano la loro storia, la memoria di un territorio, e come tali vanno tutelate e salvaguardate.
William Stacchiotti