L’Appennino e la crisi, uniti per la rinascita del territorio
Lunedì 30 aprile, nell’affollata sala parrocchiale di San Rocco a Gualdo Tadino, si è svolto l’incontro organizzato dalla scuola socio-politica della diocesi di Assisi G. Toniolo e dal circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico, “L’Appennino e la crisi: criticità e potenzialità del territorio”. Moderatore del dibattito Marco Carloni, membro della scuola G. Toniolo che, dopo i saluti ed i ringraziamenti di rito, ha lasciato la parola al primo intervento del Sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti. Il primo cittadino, da sempre felice di poter partecipare alle interessanti iniziative acliste, ha ricordato l’impegno che stanno mettendo in campo le amministrazioni locali, unite per combattere la crisi e far ripartire il territorio. Due importanti appuntamenti nei prossimi giorni lo dimostrano in modo chiaro. Il 2 maggio il consiglio comunale gualdese si occuperà di temi riguardanti il lavoro, mentre il 4 maggio si terrà uno straordinario consiglio comunale a Gubbio che coinvolgerà tutti i comuni della fascia appenninica. L’obiettivo è fare squadra, lottare per interessi comuni, affinché riparta quella rinascita del territorio che tutti auspicano. La vicenda Tagina va in questa direzione e permette di guardare al futuro con maggiore ottimismo. Dopo le parole del Sindaco, il presidente del circolo Ora et Labora ha presentato l’accurata ricerca sull’andamento delle scelte scolastiche e lavorative dei giovani del territorio elaborata dallo staff del circolo fossatano. Sono stati intervistati 180 ragazzi, diplomati negli ultimi tre anni nelle scuole di Gualdo T. e Gubbio, a cui sono state proposte una decina di domande. Il quadro emerso dimostra come il 52% dei ragazzi sia iscritto all’università, dato in linea con la media nazionale ed appena inferiore al dato regionale, con una maggioranza di donne. Risultano disoccupati il 21% degli intervistati, dato buono se confrontato con i dati nazionali che sfiorano il 40%, ma non sinonimo di buona occupazione. I contratti sono a tempo determinato, in molti casi addirittura giornalieri. Un dato che dimostra come la condizione lavorativa giovanile sia sostanzialmente precaria. Dato positivo da sottolineare, l’assenza nel territorio dei Neet (acronimo per indicare i giovani che non studiano, non si formano e non ricercano un impiego). I giovani sognano occupazioni più creative e maggiormente autonome e non ambiscono più al ricercato “posto fisso” nel settore pubblico, meta ricercata fino a qualche decennio fa. L’ambizione maggiore è quella di poter avere un’occupazione in cui si riesca ad esprimere le proprie potenzialità, che dia soddisfazioni e realizzi sogni ed aspettative. La sicurezza del posto di lavoro per tutta la vita non è più la priorità. Dai dati emerge chiaramente una maggiore propensione dei giovani a ricercare un lavoro che comporti anche un trasferimento. Le motivazioni sono soprattutto legate alla precarietà del lavoro che spesso svolgono nel territorio d’origine, ma anche alla ricerca di un miglioramento della propria situazione economica e sociale. Andando fuori il giovane può misurarsi con contesti diversi e mettere alla prova le proprie capacità. Infine gli intervistati ritengono che un rilancio del territorio debba passare attraverso una crescita del settore del turismo, della cultura e delle nuove tecnologie. Dopo la presentazione dei dati numerici è arrivata la brillante testimonianza di un giovane intervistato nel corso della ricerca, oggi occupato alla Slope, un’azienda gualdese che sviluppa gestionali per strutture ricettive. Un esempio di come la nuova occupazione possa arrivare da aziende innovative che puntano fortemente sulle nuove tecnologie. Edoardo Ridolfi ha spiegato il suo percorso all’interno dell’azienda iniziato, prima con una semplice collaborazione e diventato in poco tempo un lavoro a tempo pieno. Il giovane gualdese si occupa dell’elaborazione di testi nel blog di turismo presente nel sito Slope. Un’attività, quella del “content manager”, altamente creativa in cui si sviluppa una comunicazione che mira a creare interesse nel lettore in un settore molto specifico. Un lavoro che, come sottolineato da Ridolfi, non si sarebbe mai aspettato di fare ma talvolta, grazie alla lungimiranza di imprenditori a dir poco pionieri, si possono aprire orizzonti davvero insperati. Se si parla di pionieri nel campo imprenditoriale non possiamo non pensare, nel territorio appenninico, a quanto fatto da Marco Matarazzi, l’ingegnere gualdese membro della confindustria eugubino-gualdese, che in pochi anni ha saputo creare diversi posti di lavoro nel campo delle nuove tecnologie con le sue aziende Vendini srl e Slope. La sua testimonianza, ricca di entusiasmo e di vivacità, ha messo in evidenza, come la velocità dei cambiamenti industriali, porti inevitabilmente a ripensare il modo di fare impresa. Chi riesce ad adattarsi meglio e prima alle rivoluzioni digitali in atto, sapendo cogliere le potenzialità e non soltanto le difficoltà, sarà in grado di affermarsi e resistere. Nelle aziende che guida, ha ricordato Matarazzi, ci sono tanti ingegneri informatici, che vengono selezionati anche grazie alla collaborazione con alcune università ma, sta emergendo sempre di più la necessità di avere nuove figure professionali che abbiano anche la capacità di saper promuovere il brand, di migliorare il portafoglio dei clienti, risorse che siano in grado di mettersi in gioco mettendo in campo tutte le proprie potenzialità, Edoardo Ridolfi è un vero esempio. Il lavoro in pochi anni ha subito cambiamenti radicali ma si può ripartire formandosi e soprattutto investendo in se stessi per non farsi trovare impreparati ai tempi che cambiano così velocemente. Mario Bravi presidente dell’Ires Cgil dell’Umbria, pur apprezzando l’entusiasmo dei giovani che hanno proposto importanti testimonianze, ha ricordato come i cambiamenti economici e del lavoro, veloci e tumultuosi, abbiano provocato degli strappi sociali ancora lungi dall’essere ricuciti. L’Umbria non riesce a risollevarsi ed i dati sono impietosi con un Pil che ha ancora il segno meno. In questo quadro regionale a tinte fosche, la zona appenninica ha fatto ancora peggio. Non si può più parlare di semplice crisi, dopo dieci anni, ma di qualcosa di più grave e profondo. I salari umbri continuano ad essere mediamente più bassi di molte altre zone del paese ed è evidente che non si può uscire dalla crisi tagliando diritti e stipendi. In Umbria la piaga della precarietà dilaga, basti pensare che nel 2017 solo un contratto su dieci è stato a tempo indeterminato. E’ necessario, spiega Bravi, rilanciare un piano per il lavoro che parta dalla tutela delle industrie ancora presenti, da un nuovo sviluppo industriale e da una maggior cura della persona e del territorio. In una regione che continua ad invecchiare, il lavoro di cura potrebbe garantire nuova occupazione nell’immediato futuro. Delle nuove opportunità occupazionali legate alla cura della persona ha parlato Carlo Di Somma presidente di Federsolidarietà-Confcooperative. Nel medio periodo, soltanto per il welfare degli anziani, serviranno investimenti seri in personale qualificato. Gli O.s.s. sono sempre più ricercati ma necessitano di formazione mirata ed adeguata. Di Somma ha inoltre spronato i giovani a non arrendersi di fronte alle difficoltà. Chiudersi in casa non serve, è necessario aprirsi, cercare nuove opportunità e le famiglie stesse devono stimolare i giovani e non soltanto proteggerli. Chiusura del convegno con le parole, sempre precise e toccanti, di Mons. Domenico Sorrentino. Il Vescovo della diocesi di Assisi ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa fortemente voluta dalla scuola socio-politica G. Toniolo e dalle Acli. La crisi ha tolto certezze, ha lacerato il tessuto sociale e la chiesa deve essere capace di ascoltare e leggere la realtà. Pur con fatica si cerca di affrontare un periodo storico che sta proponendo cambiamenti veloci. Proprio Giuseppe Toniolo però, il riferimento ideale della scuola della diocesi, aveva avuto la straordinaria capacità, che appartiene soltanto ai profeti, di avere una visione, di vedere lontano. Le sue testimonianze, a distanza di 150 anni, sono di un’attualità disarmante. Aveva intuito come l’economia del primo capitalismo avrebbe portato all’atomizzazione dell’individuo. Questa economia vive e prospera infatti quando gli individui sono isolati senza quelle relazioni familiari e sociali che sono il sale di una società viva e solidale. La tentazione oggi è di chiudersi, di isolarsi e questa incapacità di saper gettare ponti verso gli altri alla fine porta alla crescita della lotta tra poveri. Oltre alla crisi economica quindi, emerge chiara, una crisi di speranza che scoraggia nuove iniziative. Se non si riesce a vedere un futuro davanti a sé, se si vede soltanto buio, è impossibile programmare iniziative, intraprendere studi, provare a fare impresa. Molti, soprattutto giovani, vivono questa sensazione e perdono la gioia di vivere. Un vero cristiano non può vivere in questo modo e deve sentire forte l’idea di speranza e di futuro nel suo cuore. Da questo tavolo di lavoro, ha spronato i presenti Mons. Sorrentino, bisogna ripartire, mettendo insieme, pur con le loro diversità, tutti gli attori sociali, sindacati, mondo dell’impresa, istituzioni locali, per riaccendere la speranza e costruire un futuro di prosperità.
William Stacchiotti