CAPIRE IL GIUBILEO PARTENDO DALLE PICCOLE COSE
Appunti di una giornata con il Priore di Fonte Avellana
Domenica 22 marzo un gruppo di aclisti ha trascorso una giornata all’eremo di Fonte Avellana. Come da programma alla mattina ha preso parte alla S. Messa con la comunità monastica. Al pomeriggio, ha partecipato all'incontro con il Priore Don Gianni che si è soffermato a lungo sul prossimo Giubileo e sul pontificato di Papa Francesco. Ha invitato le Acli a realizzare il giubileo della misericordia a partire dai nostri territori insieme agli ultimi, ai poveri. Di seguito l'intervento di Dom Gianni Giacomelli (l)
Ci sono delle cose che papa Bergoglio ha detto fin dal principio, e sul momento non sono state capite.
Per esempio quando, presentandosi la prima sera sul balcone di san Pietro, ha detto: “adesso vi benedico, ma prima chiedo a voi di benedirmi”. In questa frase c’è già l’idea di una riforma del papato: il papa non solo rientra tra i vescovi, come aveva detto il Concilio Vaticano II, ma torna in mezzo al popolo come uno dei fedeli, come un pastore che non solo sta in testa al gregge, ma anche in mezzo e dietro al gregge.
Un’altra cosa che non si è compresa era la parola “misericordiare”. Termine che non esiste né nella lingua italiana né in quella spagnola, ma il papa la usa come un neologismo, tratto dal suo motto episcopale, per definire il suo compito. Fare misericordia è il programma del suo pontificato. Egli ha intrapreso la riforma del papato e la riforma della Chiesa. La riforma incomincia dall'alto. Così ha posto mano, anche, a una revisione e a un ripensamento della Curia a cui ha chiesto di conformarsi a un modello vero di Chiesa e di non apparire o essere l’ultima Corte europea. Ma ancora più importante, è l’intento di rimettere nel mondo la misericordia di Dio. È Dio, infatti, e non la Chiesa, che papa Francesco annuncia. La misericordia gli sembra l’unica e ultima risorsa per la quale il mondo possa salvarsi e vivere.
Perciò, a cinquant’anni dal Concilio e come suo prolungamento, dopo tanto deserto, egli indice il Giubileo, che vuol dire esattamente il tempo della misericordia, l’anno della misericordia. Ma la misericordia non sta solo nel perdono e nella remissione dei peccati, sta anche nella remissione dei debiti. Nell’antico Israele il Giubileo voleva dire anche la pacificazione con il debitore, il rientrare in possesso delle terre perdute, riscattare beni dati in pegno o espropriati, voleva dire la liberazione degli schiavi.
E' per questo che proclama il Giubileo. E' il riscatto della verità contro un' economia che uccide, una società che esclude, una globalizzazione che soffoca. Oggi i poveri non solo sono sfruttati e oppressi, sono anche scartati e messi fuori dalle periferie, questo mondo, dice papa Bergoglio, è senza misericordia.
Così il priore ha rivolto un invito alle Acli della zona a preparare il Concilio. Sarebbe un modo per riprendere il cammino del Concilio e del post-Concilio. In fondo la misericordia di Dio è proprio questo: una ragione per vivere. Solo in questo modo potremmo capire nella sua essenza il magistero di papa Francesco, il tema biblico della misericordia è la chiave di volta, potremmo dire la 'password', per carpire i propositi di papa Bergoglio.