A Monte Cucco la XXXII FestAcli con l’intervista al Presidente nazionale Emiliano Manfredonia

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E’ stata dedicata allo storico traguardo degli 80 anni delle Acli la XXXII edizione della “FestAcli”, organizzata dal Circolo Acli “Ora et Labora” di Fossato di Vico in collaborazione con le Acli del comprensorio eugubino-gualdese a Monte Cucco domenica 14 luglio. Un piacevole sole ha accompagnato questa giornata che si è aperta con i saluti del presidente del circolo fossatano Francesco Pascucci, di quello provinciale di Perugia Alessandro Moretti e di Alessandra Pantella della direzione regionale delle Acli umbre. Lanfranco Norcini Pala, direttore di Farebene.info, ha condotto magistralmente l’incontro ripercorrendo la storia delle Acli dagli albori, da quel lontano 1944, con un monologo davvero toccante. Storie, personaggi, vicende, aneddoti, narrati dal dirigente aclista ascolano, con puntualità, leggerezza, a tratti con qualche sfumatura ironica, ma evidenziando con competenza i tratti distintivi di un percorso che si è inserito nel contesto dell’Italia libera e democratica. Un viaggio lungo ottanta lunghi anni in cui le Acli hanno saputo incidere fortemente nella storia del Paese mettendo al centro la solidarietà, la sussidiarietà, la libertà, la democrazia, valori imprescindibili e non negoziabili, formando inoltre una classe dirigente che tanto ha dato alla nostra storia politica. Prima dell’intervista pubblica al presidente nazionale Emiliano Manfredonia, sono intervenuti il sindaco di Fossato di Vico Lorenzo Polidori, l’assessore comunale del comune di Sigillo Francesco Silvestrucci, il presidente di Confcooperative Umbria Carlo di Somma e le vicepresidenti provinciali delle Acli di Perugia Marta Ginettelli ed Izaura Puka. Il presidente ha toccato tanti temi incalzato dalle domande del moderatore Norcini Pala e da quelle dei tanti presenti. Manfredonia ha ricordato come la storia delle Acli sia fatta di persone con i pregi ed i difetti che le stesse hanno, con le loro fatiche e la loro quotidianità. Una storia che ha avuto momenti anche travagliati, come non ricordare la fase particolare degli anni ’70 con la cosiddetta ipotesi socialista e le frizioni forti con il Vaticano. Quelle scelte coraggiose di quei ragazzi che permisero la fine del collateralismo con la Dc, ma anche la possibilità di poter continuare in un percorso che altrimenti, con la fine del grande partito cattolico, sarebbe stato compromesso. Ha usato parole di straordinaria stima verso Giovanni Bianchi, il presidente che più di altri è tutt’ora un riferimento, sottolineando la grandezza comunque di ogni presidente che va ricordato soprattutto ancorandolo ad un determinato periodo storico. Le Acli sono vive e forti perché, nonostante la crisi dell’associazionismo e della politica, riescono ancora ad ascoltare le persone, a guardarle negli occhi ed a coglierne i bisogni. Il merito è soprattutto dei tanti operatori che lavorano quotidianamente nei territori cercando di dare risposte ai tanti bisogni, purtroppo sempre più crescenti della popolazione. Cittadini che talvolta sono vittime di burocrazia, di ingiustizie che fanno fatica ad avere sostegno dalle istituzioni, basti pensare alle lunghe liste di attesa nella sanità. Un problema drammatico che finisce per allontanare ancor di più le persone dalla politica ed i dati dell’astensionismo sono là a dimostrarlo. Non poteva mancare, in questo periodo così segnato da guerre e conflitti, un richiamo alla pace. Le Acli, ha ricordato il presidente Manfredonia, sono in prima linea nel promuoverla, sono state insieme all’Arci organizzatrici di una grande manifestazione a Roma negli scorsi mesi che ha coinvolto migliaia di persone. Il tema del prossimo congresso è eloquente: “Il coraggio della pace”. Non si sta facendo abbastanza per cercare di mediare, di dialogare, Papa Francesco, che spesso viene frainteso ed attaccato, è costantemente impegnato nel richiamare i grandi della terra nel tentativo di giungere ad un’intesa, ad una tregua, ma sembra spesso una voce isolata. L’Europa non riesce ad avere una voce forte, unica e la Nato sembra l’unico attore protagonista, ma senza mettere in campo la necessaria diplomazia politica non si fa altro che alimentare i conflitti. Le democrazie, proprio perché tali, dovrebbero sforzarsi maggiormente ed agevolare in qualsiasi modo possibile il dialogo, ma non sembrano essere unite e determinate. Riconciliarsi, ricostruire un tessuto di pace, rimettere al centro il dialogo, solo così si può ripartire mettendo da parte quel clima di odio strisciante che è solo foriero di nuovi conflitti. Le Acli continueranno a chiedere a gran voce la pace in tutte le forme possibili con azioni dimostrative e con atti concreti, ma soprattutto stimolando, per quanto possibile, la necessaria azione politica e diplomatica. A conclusione dell’incontro si è tenuta la Santa Messa officiata da don Raniero Menghini e don Emmanuel Komala Saga presso la chiesetta di Val di Ranco. A seguire, presso il ristorante da Tobia, si è svolto il tradizionale pranzo prima delle note del fisarmonicista Claudio Guidarelli che ha allietato i tanti aclisti presenti.
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